M 33

Cenni storici

La tradizione attribuisce a Messier la scoperta di M33; l’astronomo francese l’avrebbe scoperta il 25 agosto 1764, così descrivendola nel famoso catalogo: ” Nebulosa scoperta tra la testa del Pesce boreale e il grande Triangolo, a poca distanza da una stella di 6a magnitudine: la nebulosa é di una luce biancastra, d’una densità pressoché uguale, ma un po’ più luminosa a due terzi del suo diametro, e non contiene stelle. La si vede con difficoltà con un ordinario telescopio da un piede. La sua posizione é stata determinata in base ad a Trianguli. Rivista il 27 settembre 1780…”

m33-NGC752

E’ nostra convinzione, tuttavia, che M33 sia stata scoperta anteriormente al 1654 da G. B. Hodierna, che la descrive come “Quae iuxta Triangulum, vel hinc inde duplex“, cioè come “Quella vicino al Triangolo, doppia, o (che va) da una parte all’altra (del Triangolo, N.d.T.)”. Doppia e da una parte all’altra (espressione che Hodierna adopera in un’altra occasione per indicare lo stesso, e soltanto lo stesso, oggetto) perché associata da Hodierna ad NGC752, ammasso aperto che si trova in posizione estremamente simmetrica in relazione ad M33 ed alla figura principale della costellazione del Triangolo, come si può facilmente osservare nella mappa proposta qui a destra. Dunque, secondo noi, Hodierna ha scoperto anche NGC752.

L’osservazione di M33

M33 si trova nella regione più occidentale della costellazione, al confine con Andromeda, a circa 14° SE da M31, ed a un po’ meno di 7° SE dalla brillante stella b Andromedae.

M33 è, con M31 e la nostra Via Lattea (e Maffei 2, visibile soltanto in luce infrarossa perché celata dal mezzo interstellare), uno dei membri più imponenti del cosiddetto “gruppo locale” di galassie.

La prospettiva sotto cui possiamo osservarla (praticamente la linea d’osservazione coincide con il suo asse di rotazione) la rende estremamente debole: pertanto, essa può essere osservata ad occhio nudo soltanto in condizioni di seeing eccezionalmente favorevoli. Splendida in un buon binocolo, può essere difficilissima da vedere in un telescopio il cui rapporto d’apertura (f/) non sia adatto ai bassi ingrandimenti. Quest’oggetto, così evanescente, richiede sempre il massimo della luminosità, e quindi il minimo degli ingrandimenti.

m33la.jpg (171021 byte)Mentre non si può dire che M33 dia grandissime soddisfazioni nell’osservazione visuale, può darne di enormi nel campo della fotografia astronomica, sia professionale che amatoriale. Sono innumerevoli i particolari diversi su cui ci si può concentrare, dalle evanescenti regioni periferiche (vedi l’immagine a sinistra, elaborazione digitale di Fredi De Maria su una fotografia realizzata da G. Puglia e Carmelo Zannelli con il Newton 412 mm. F/4.3 dell’O.R.S.A. e 35 minuti su Fuji super G 800 Plus) a quelle più brillanti centrali (immagine a destra in basso, diversa elaborazione digitale della stessa foto), ai luminosi ammassi stellari, alle rossastre nebulose ad emissione.

m33lb.jpg (121935 byte)Visualmente, i migliori risultati si ottengono, piuttosto che con un telescopio, con un buon binocolo: Burnham consiglia un 20×70, ma dai suoi tempi ne é passata di acqua sotto i ponti: oggi sono disponibili, con una spesa tutto sommato non proibitiva, i 20×100, che danno ben altre soddisfazioni. E, ad un costo molto più modesto, e anch’essi incommensurabilmente migliori dei 20×70, gli 11×70 moderni, dotati di prismi Bak 4.

Ma M33 é visibile anche, in condizioni di seeing ottime, anche ad occhio nudo. Chi scrive può testimoniarlo per averla osservata personalmente da Piano Battaglia (a 100 km. Circa da Palermo, alt. 1.600 m.). Lo stesso Kenneth Glyn Jones lo ammette (e non si vede allora perché non ritenga possibile che la nebulosa nel Triangolo citata da Hodierna possa essere questa), e Burnham cita come osservatori ad occhio nudo di M33, indipendentemente l’uno dall’altro, Walter Scott Houston e Leslie C. Peltier, osservatori evidentemente abilissimi e affidabili, dato che li cita più volte nel suo “Celestial Handbook“.

Transito sul meridiano. – Il 15 novembre M33 transita sul meridiano di Palermo alle 21h 01m 21s (T. U.).

Cos’altro c’é da sapere

La prima stella variabile in M33 fu scoperta nel 1922, e nel giro di quattro anni vennero trovate circa 25 cefeidi, molte variabili irregolari e 2 novae. I primi studi basati sul periodo delle cefeidi diedero una stima della distanza di M33 in 750000 a. l., ma, come nel caso di M31, questa distanza in seguito venne più che raddoppiata.

Come M31, anche M33 é tra le pochissime galassie che mostrano un blue shift anziché un red shift, e quindi si avvicinano anzichè allontanarsi da noi come tutte le altre. Questo perché, facendo parte del gruppo locale, i moti su scala ravvicinata, dovuti prevalentemente all’interazione gravitazionale tra le galassie stesse, prevalgono su quelli, di origine cosmologica, dovuti all’espansione dell’universo.

La relativa vicinanza e la favorevole posizione di osservazione hanno permesso di identificare in M33 diverse decine di nebulose ad emissione, la più cospicua delle quali é NGC604, una gigantesca associazione di nebulosità e stelle che si trova all’estremità NE della galassia. L’estensione della nebulosità é di circa 1000 a. l. (Burnham) e mostra uno spettro simile a quello della nebulosa di Orione.